Materiali plastici riciclati e biodegradabili nello stampaggio a iniezione
Il mondo della plastica sta cambiando. Di fronte a normative ambientali più stringenti e a una crescente sensibilità da parte di aziende e consumatori, anche il settore dello stampaggio a iniezione è chiamato ad affrontare nuove sfide. In questo scenario, materiali riciclati e biodegradabili rappresentano due risposte differenti ma complementari alla necessità di ridurre l’impatto ambientale.
Non si tratta solo di una moda o di greenwashing: queste alternative stanno diventando sempre più interessanti anche da un punto di vista tecnico e produttivo. In questo articolo approfondiamo quali sono i principali materiali riciclati e biodegradabili che possono essere utilizzati nello stampaggio a iniezione, analizzando vantaggi, criticità e settori d’impiego. Continua la lettura qui sotto.
Quali materiali riciclati si possono usare nello stampaggio a iniezione?
L’uso di materiali riciclati sta diventando sempre più comune nello stampaggio a iniezione, perché riduce drasticamente gli scarti e il consumo di materie prime vergini. Ecco alcuni dei principali materiali riciclati che trovano applicazione reale:
- Polipropilene (PP) riciclato: il PP riciclato è uno dei materiali più utilizzati nello stampaggio, perché è resistente, economico e adatto a molte applicazioni tecniche e non. Viene impiegato, ad esempio, nel settore automotive per realizzare componenti interni o in quello dell’arredamento per parti strutturali leggere. Un suo limite è che può presentare una leggera variazione di colore rispetto al materiale vergine
- Polietilene (PE) riciclato: sia in forma LDPE (a bassa densità) che HDPE (alta densità), è ampiamente usato per la produzione di oggetti meno complessi, come contenitori, cassette, accessori per giardinaggio o packaging industriale. Questo materiale è facile da riciclare e mantenere stabile durante lo stampaggio, ma ha una bassa rigidità e poca resistenza meccanica rispetto ad altri tecnopolimeri
- ABS riciclato: l’ABS (acrilonitrile-butadiene-stirene) è molto richiesto nel settore dell’elettronica e nei piccoli elettrodomestici. L’ABS riciclato conserva buone caratteristiche di resistenza agli urti e lavorabilità. È un materiale perfetto per componenti estetici non strutturali, supporti, involucri, ma può avere una leggera perdita di brillantezza o compattezza rispetto all’ABS vergine
- Policarbonato (PC) riciclato: più raro e complesso da gestire, il policarbonato riciclato viene comunque impiegato in contesti tecnici in cui serve un buon compromesso tra trasparenza e robustezza, come nella produzione di componenti ottici non critici. Il PC può essere miscelato con ABS per migliorare lavorabilità e prestazioni
Utilizzare materiali riciclati richiede una gestione attenta del processo produttivo. È fondamentale controllare la purezza del materiale, la presenza di eventuali contaminanti e il comportamento termico durante lo stampaggio. Ora vediamo, invece, i materiali biodegradabili, per capire come si comportano nello stampaggio.
Materiali biodegradabili e compostabili: quali usare e come si comportano nello stampaggio?
Accanto ai materiali riciclati, l’industria dello stampaggio a iniezione guarda sempre più con interesse ai polimeri biodegradabili e compostabili, specialmente nei settori dove l’impatto ambientale e la comunicazione “green” sono prioritari (packaging, articoli monouso, gadget, oggettistica promozionale). Di questi, i materiali principali oggi impiegabili nello stampaggio a iniezione sono:
- PLA (acido polilattico): uno dei biopolimeri più diffusi. Derivato da fonti rinnovabili (come amido di mais o canna da zucchero), il PLA è compostabile in condizioni industriali e ha una buona rigidità, ma bassa resistenza termica, quindi è adatto a oggetti non esposti ad alte temperature.
- PHA (poliidrossialcanoati): completamente biodegradabile anche in ambiente marino, offre buone proprietà meccaniche, ma è ancora costoso e poco diffuso rispetto al PLA.
- PBAT (polibutilene adipato tereftalato): spesso usato in combinazione con PLA per migliorare la flessibilità, è un materiale compostabile, ma ha una minore rigidità e si lavora a temperature simili ai polimeri tradizionali.
- Mater-Bi (brevettato da Novamont): una famiglia di bioplastiche compostabili prodotte in Italia. Il Mater-Bi è lavorabile con tecnologie convenzionali di stampaggio a iniezione ed è adatto per applicazioni nel settore agricolo e degli imballaggi.
Sebbene questi materiali rappresentino una svolta in chiave sostenibile, non sempre possono sostituire i polimeri tecnici tradizionali in applicazioni ad alte prestazioni. Hanno limiti in termini di resistenza termica, durata nel tempo e stabilità dimensionale. Inoltre, lo stampaggio richiede parametri specifici (come temperature più basse e tempi di raffreddamento più lunghi), che rendono essenziale l’esperienza dell’operatore e la corretta configurazione della macchina.
Scegliere il materiale biodegradabile più adatto significa quindi trovare il giusto equilibrio tra funzionalità, sostenibilità e costi, affidandosi a chi conosce bene le caratteristiche di ogni biopolimero.
Come vengono classificate le bioplastiche?
Quando si parla di bioplastiche, è importante fare chiarezza: non tutte sono biodegradabili, e non tutte provengono da fonti rinnovabili. Per questo, oggi le bioplastiche vengono classificate in base a due criteri principali:
- La provenienza delle materie prime (rinnovabili o fossili)
- La biodegradabilità del materiale, cioè la capacità di degradarsi naturalmente grazie all’azione di microrganismi
Da questo incrocio nascono quattro categorie distinte:
- Bioplastiche biobased ma non biodegradabili: derivano parzialmente o totalmente da fonti rinnovabili (come mais, canna da zucchero, patate o cellulosa), ma non si degradano nell’ambiente. È il caso di materiali come Bio-PE, Bio-PA e WPC (Wood Plastic Composite)
- Bioplastiche biobased e biodegradabili: come PLA, PHA e PHB, queste bioplastiche combinano entrambe le caratteristiche: derivano da fonti rinnovabili e si degradano in condizioni ambientali controllate, trasformandosi in acqua, CO₂ o compost
- Plastiche fossili e non biodegradabili: i classici PE, PET e PP, ottenuti dal petrolio o dal gas naturale. Sono i materiali più diffusi e robusti, non biodegradabili e non classificabili come bioplastiche
- Bioplastiche fossili ma biodegradabili: alcuni materiali, come PBAT o PCL, pur essendo derivati da fonti fossili, sono biodegradabili e quindi rientrano nella categoria delle bioplastiche e hanno una buona lavorabilità nello stampaggio
Conoscere questa classificazione aiuta a scegliere consapevolmente il materiale giusto per ogni applicazione, valutando non solo le proprietà tecniche, ma anche l’impatto ambientale del prodotto finito.
L’innovazione dei materiali plastici riciclati e biodegradabili nello stampaggio a iniezione: ecco cosa ci attende
Sempre più spesso, accanto ai materiali tradizionali, si affacciano nuove soluzioni nate da un’esigenza chiara: ridurre l’impatto ambientale senza sacrificare la qualità tecnica dei prodotti. È in questo contesto che emergono i cosiddetti materiali ibridi, polimeri che combinano componenti riciclati e vergini per garantire buone prestazioni meccaniche e lavorabilità, ma con un’impronta ecologica più leggera.
Un esempio? I riciclati tecnici di nuova generazione. Questi derivano da raccolte post-industriali e post-consumo, ma sono selezionati, filtrati e additivati per ottenere caratteristiche simili a quelle dei materiali vergini. Questo li rende adatti anche allo stampaggio di precisione, dove servono affidabilità e stabilità nel tempo.
Intanto, la ricerca e sviluppo non si ferma. Sempre più produttori di materie prime stanno investendo in bioplastiche ad alte prestazioni, capaci di sopportare le esigenze tecniche di settori complessi come l’automotive o l’elettronica, ma con un ciclo di vita più sostenibile. Si lavora anche per rendere le plastiche compostabili più lavorabili, ampliando il loro utilizzo in processi industriali su larga scala.
La sostenibilità, oggi, è un percorso fatto di studio, test, scelte strategiche e investimenti intelligenti. Per chi opera nello stampaggio a iniezione, significa aggiornarsi continuamente, valutare con attenzione ogni progetto, e affiancare il cliente nella selezione del materiale più adatto con lo sguardo sempre rivolto a un futuro più responsabile.
Brunello abbraccia la sostenibilità nello stampaggio a iniezione
Per noi di Brunello, la sostenibilità è la luce che guida ogni fase del processo produttivo. Da anni adottiamo soluzioni che ci permettono di integrare materiali riciclati nei nostri cicli di stampaggio.
La nostra attenzione si traduce anche in investimenti mirati: grazie a macchinari all’avanguardia, siamo in grado di recuperare gli scarti di produzione attraverso un processo di frantumazione che trasforma le materozze in nuova materia prima. Nulla viene sprecato, i materiali rigenerati vengono reimmessi nel ciclo produttivo, contribuendo a ridurre l’impatto ambientale e a ottimizzare le risorse.
In un settore in continua evoluzione, crediamo che la vera innovazione sia saper conciliare qualità, efficienza e responsabilità ambientale. È questo il percorso che seguiamo ogni giorno, insieme ai nostri clienti.
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